lunedì 18 luglio 2011

IL METODO DEI GRECI PER FARE IL VINO IN SICILIA... OGGI



Il vitigno avolese, soprattutto nell’ultimo decennio, sta acquistando sempre maggiore notorietà. Ma già da un po’ di tempo lo storico e scienziato Gaetano Gubernale aveva sottolineato i meriti di questa vite, affermando che “essa si alleva a bassa ceppaia, secondo il metodo pervenutoci dai greci, e per il piantamento non si fa uso di barbatelle, ma di semplici sarmenti, tratti da vigne non troppo giovani né troppo vecchie”.
In uno dei suoi trattati Gubernale descrive come si effettuava la vendemmia al tempo dei greci: “Lavoravano uomini e donne. L’uva si trasportava al palmento, che era ordinariamente in muratura ed in forma quadrangolare […] Per ben colorire il mosto, si pigiava a parte una proporzionata quantità di uva nera, e la pasta di essa, dopo averla spogliata dei graspi, si ammassa in un angolo del palmento, dove rimane per qualche tempo per colorare ed asciugarsi”.
Tale stile di vita pian piano si è perduto e le vigne si sono svuotate. Secondo le testimonianze, mentre ancora nel 1848 ad Avola si coltivavano ben 527 ettari di vigneti, ai giorni nostri ne sono rimasti solo 15.
C’è ancora tempo per ricominciare, in quella stessa terra che conobbero i greci, a riempire le bottiglie di questo raro prodotto avolese? Speriamo di sì…

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